Il Fungo Porcino e il Tartufo Nero

La  vegetazione dell’area dei Monti Picentini è molto variegata: dalla macchia mediterranea, associata al leccio, lentisco, mirto, corbezzolo, ginestra e oleastri si passa alle fustaie di latifoglie e conifere, ambiente in cui nasce il Fungo Porcino, l’apprezzatissimo fungo dal sapore pulito e delicato, il cui delizioso profumo ricorda il bosco e la sua umidità. Il porcino si distingue per il cappello dal colore bianco-giallo nei funghi più giovani e verdognolo in quelli più maturi; il gambo è robusto e più largo verso la base, ed è di colore bianco, che non scurisce nemmeno dopo tempo dal taglio. Viene impiegato in molteplici ricette: nei primi piatti, particolarmente nei risotti, così come con le carni o da accompagnamento a formaggi: il suo sapore è esaltato se viene consumato puro, arrostito o cotto in umido: una vera goduria!

I Monti Picentini sono notoriamente un territorio d’eccellenza per quel che riguarda la produzione del tartufo. In particolare Bagnoli Irpino è rinomata per la produzione del Tartufo Nero, o  tuber mesentericum Vitt., una varietà che si distingue per il suo aroma più intenso e penetrante, prezioso ingrediente che arricchisce qualsiasi pietanza.

Il tartufo è un fungo apogeo, svolge, cioè, la sua intera vita sotto terra. Il suo caratteristico profumo è dovuto proprio al fatto che, non potendo sfruttare il passaggio dell’aria, emana un forte odore per richiamare piccoli animali che si cibano del suo seme, e diffondendolo tutto intorno, ne permettono il ciclo di vita. Il tartufo vive in simbiosi con un’altra pianta a cui si lega attraverso dei tubicini attraverso i quali avviene lo scambio: la pianta fornisce nutrimento al fungo che ricambia con sali minerali e acqua. Spesso alcune piante sopravvivono proprio grazie alla presenza del tartufo.

Questo pregiato tubero cresce nelle cosiddette tartufaie,  particolari zone poste tra i 400 e i 1000 metri sul mare, dove la terra è secca,  morbida e lucente per delle sostanze disperse dal tartufo stesso. Per la sua estrazione viene impiegato il cane –particolarmente indicato è il Lagotto romagnolo, per il suo straordinario olfatto- dal momento che non si può scavare l’intera area, per non ledere il suo delicato ecosistema.  Nel maggio 2008 è nata l’Associazione Tartufai Monti Picentini  che si propone di tutelare, salvaguardare e migliorare gli ecosistemi tartufigeni di questi territori, col fine di valorizzare e promuovere la coltivazione e la commercializzazione del tartufo.

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